La sagra del fusillo bizzarro; i matrimoni di qualche signora Bovary; una danza della pioggia; l'insediamento di un sindaco analfabeta; una festa del tartufo con nessun tartufo se non in foto... Ne ho viste!
Le bollette sospese ti convincono a partecipare ad un bel numero di serate assurde. Di incassare meno di quello che credevi. Ma di prendere servizio, di fare contento qualcuno. Di dire grazie, comunque. Di sapere che questo finanzia il tempo per scrivere. Poi da un letto a caso misuri il soffitto ricordando quelle due o tre volte in cui sei uscito vivo (nel senso di "assetato di vita") da ciò che senti di dover fare davvero quaggiù. Un amico e maestro mi insegnò - quella volta - che quando uno (un attore, un poeta, un musicista) non ha particolari doti, ha fretta di presentarsi come un "professionista"... di promuoverti la sua puntualità, la sua partita iva, il suo equipment, i suoi anni di studio in qualche accademia. L'artista è un sacerdote, invece. Grazie al cielo ne ho incontrati. E per presentarsi gli basta la sua arte. Arriva quando c'è il rito da compiere, fa quello che può (che poi è quello che sente), con quello che ha, carico di voodoo e benedizioni. E non è detto che al mattino non faccia scontrini alla conad. Sorridendo. Voglio dire che: per quanto sia ancora solo un professionista, ho ritrovato uno dei tanti testi che non ho né pubblicato né messo in scena: ne ho usato un foglio per scacciare un insetto e mi sono sentito come quel mitico Rodolfo ("si dà il mio dramma / al fuoco"). Anche solo per un attimo. E ho riso. Da solo. Al fresco di un'aria condizionata pagata da quintali di "fusilli bizzarri". Così , intanto, dico: grazie.
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Febbraio 2019
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